L’odontoiatria conservativa è quella branca dell’odontoiatria che si occupa, appunto, di conservare i denti che diversamente sarebbero distrutti dalle carie. Parliamo infatti di denti che sono già nel bel mezzo di processi cariosi o rovinati per motivi di traumi, di usura o erosione dentale. Proprio quest’ultima causa è stata messa nel mirino dell’organizzazione mondiale della sanità (WHO): tale organizzazione ha immesso l’erosione dentale tra le patologie emergenti più da tenere sott’occhio. Essa appunto meriterà, proprio per questo motivo, ulteriori approfondimenti futuri, sia in ottica diagnostica che in ottica terapeutica.

L’odontoiatria conservativa tratta quelle procedure atte a dover eliminare la carie, e quelle relative alle chiusure delle cavità risultanti dalla rimozione di smalto e dentina cariata, tramite l’impiego di specifici materiali.

Una carie, se è superficiale, può far si che ci si limiti solo a rimuovere la parte della dentina (e dello smalto) interessato dalla carie. In questo caso il dente viene otturato con appositi materiali. Se la carie invece è particolarmente profonda, possiamo avere a che fare con un interessamento alla polpa del dente, la quale contiene anche fibre nervose. Qui, per forza di cose, si deve ricorrere alla devitalizzazione, ovvero ad una cura canalare.

Da cosa sono causate le carie?

  • Arcata dentaria disarmonica (essa determina facilmente la formazione della placca cariogena);
  • Alterazione del flusso salivare (infatti di solito la saliva combatte le carie, tamponando l’acidità della bocca);
  • Cattive abitudini alimentari (eccessivo consumo di cibi dolci).

Soprattutto per quest’ultimo punto bisogna avere un regime costante e importante di igiene orale. Bisogna lavare i denti dopo ogni pasto, preferibilmente mezz’ora dopo esso, poiché, nei primi minuti dopo l’assunzione del cibo, l’alto grado di acidità che si ha nella bocca predispone ad una demineralizzazione superficiale.

I sintomi delle carie sono numerosi. Fra tutti ricordiamo la sensibilità al dolce e il dolore (detto pulpite) tipico di quando la carie dentaria è decisamente profonda.

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Cosa tratta l‘odontoiatria conservativa moderna?

A differenza del passato, quando come materiale di restauro venivano usati gli amalgami d’argento, oggi, da diverso tempo fra l’altro, si utilizzano dei compositi. Questi compositi sono costruiti da:

  • Matrice resinosa (la componente chimicamente attiva del composito);
  • Riempitivo inorganico (ciò che rende il materiale più duro, resistente all’uso e denso);
  • Agente accoppiante (è il silano che accoppia due materiale affini, come la matrice e il riempitivo);
  • Attivatore (il componente chimico che ha il compito di attivare la polimerizzazione).

Mentre la struttura dentaria è idrofila, la resina composita è idrofoba, motivo per cui serve un sistema adesivo.

Inoltre, per isolare al meglio campo operatorio dove si deve intervenire, si usa la cosiddetta “diga di gomma”, cioè uno strumento necessario per poter evitare che la saliva intacchi tale tecnica adesiva.

Questa diga è un sottilissimo foglio di gomma nella quale vengono realizzati dei fori per inserire i denti cariati da trattare. All’esterno del cavo orale, tale diga è supportata da un arco metallico o plastico che riesce a mantenerla protesa.

I compositi fotopolimerizzabili, dopo la loro attuazione, vengono illuminati per mezzo di una luce particolare, poiché essa ha una lunghezza d’onda speciale al fine di poter far unire i monomeri in polimeri. Questo avviene grazie ad una molecola (spesso è il Canforochinone) che fa da fotoattivatore.

Queste particolari lampade possono essere:

  • Lampade alogene;
  • Lampade al plasma;
  • Lampade a LED

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